In questa mappa abbiamo inserito alcune delle opere realizzate da Gino Zani a San Marino. Tra restauri e nuove realizzazioni, percorriamo un arco temporale di oltre 30 anni dagli anni trenta agli anni sessanta del novecento.
La Rocca o Guaita o Prima Torre, La Rocca Maggiore o Prima Arx, come la si denomina negli Statuti, sorse sul monte detto della Guaita, ed è ricordata con questo nome fin dal 1253. Tale nome passa, in seguito, ad indicare la Rocca e le mura che costituiscono il prolungamento stesso del fortilizio. La Guaita sia per struttura che per tipologia viene classificata come opera molto antica. L'ingegnere Zani la fa risalire al tempo delle rocche feudali e le attribuisce circa mille anni di età. Nella Rocca si possono distinguere tre parti sovrappostesi nel tempo. Nelle cortine della cinta interna (quella esterna fu alzata in tempi posteriori ad uso cittadella) si notano avanzi di mura antichissime formate da grandi blocchi lavorati grossolanamente: è questo il primo nucleo, formato, come uso del tempo da un'unica torre e da un semplice muro di cinta, limitata dal ciglio del precipizio. Sono altresì di facile lettura, in questa prima cortina, i segni di vari restauri succedutisi nel tempo. Il tratto che va dalla Torre della Penna al Campanile lascia traccia di quattro diverse strutture murarie. Durante il secolo XV fu ricostruito l'ampio torrione, opera che fu restaurata anche nel 1727. Dal 1532 un orologio era collocato sulla torre della Rocca, quella della Campana che serviva a 'suonar le custiodie'. La Torre fu restaurata nel 1538 e nel 1609. Secondo Zani la porta principale d'ingresso fu corredata di un ponte levatoio forse nel secolo XIV, sicuramente nel XV, poiché la rampa di accesso non arrivava fino alla soglia dell'entrata. Ora la rampa è prolungata fino al fianco della torre di accesso. l cavalieri quadrati della cinta esterna, che furono in origine più alti delle cortine, forse durante i restauri del 1549, furono abbassati al livello delle cortine per far fronte alle mutate necessità difensive in relazione alle nuove armi usate. Solo nel 1549 appunto, questa arce, come tutte le altre fortificazioni, sembra venisse in gran parte rifatta ad opera del Capitano Nicolò Pellicano e dell'archltetto Girolamo Genga. Si intervenne sull'edificio ancora nel 1586-87, nel 1590 e, in particolare, al fine di adattare meglio le parti dell'edificio adibite a carcere alle esigenze dei regolamenti carcerari, nel 1595, fino all'ultimo generale restauro del 1615, prima di quello diretto dallo Zani, avvenuto nella prima metà del novecento (1925-1935). La Rocca oggi si presenta cinta da due ordini di mura: quello esterno è coronato di merli e rinforzato agli angoli da torrioni decapitati. Ha pianta ottagonale. Oltrepassata la prima porta si entra in un cortile dove si trova a sinistra 'la Cappella della Rocca' dedicata a Santa Barbara, ed un pozzo. Tramite una scala si giunge alla porta superiore sul cui arco è incisa la data 1481 che si riferisce ad uno dei tanti restauri. La cinta interna è limitata dalla Torre della Penna. Una pietra in alto vicino al Campanile porta scolpito un pugnale che testimonia interventi di restauro dei maestri comacini. (Fonte: Repubblica di San Marino l'architettura - Manufatti o immobili con valore di monumento - Leo Marino Morganti - Fondazione CARISP San Marino - 2007)
La Cesta o Fratta o Seconda Torre. La Seconda Torre è situata sul monte detto della Cesta, occupa la punta più elevata del Titano (m. 756 slm), dal secolo XIV assume anche la denominazione di Fratta. La cesta sorse, quasi certamente, nel secolo XIII, nel secolo XIV era, secondo documenti d'archivio, in piena efficienza. Secondo le ricostruzioni fatte dagli storici ed in particolare dallo Zani, nel 1320, la torre originaria, circondata da un alto muro merlato, fu affiancata dal tratto finale del nuovo muro difensivo che la collegava alle altre fortificazioni. Dal nome della fascia esterna alle mura 'di sopra', disboscata e recintata da siepi: 'afrattata', forse, prese il nome di Fratta. Più volte rimaneggiata (1396-1535-1549), era fornita di cisterna. Nel 1600 aveva ancora un edificio abitabile ed ospitava le prigioni. Gli interventi del '500 vennero apportati in ossequio ai nuovi principi della difesa radente. La rocca fu fino alla metà del secolo scorso rivestita di un muro a scarpa, che si elevava fin sotto la porta; questo rivestimento ha contribuito a conservarla in buone condizioni di stabilità. Gli alloggiamenti, che sorgevano tra la torre e la cinta, avevano la copertura appoggiata sui merli ed erano costituiti da due piani: il primo ospitava un ampio locale per il presidio, il secondo rozzi e bassi ambienti per il ricovero dei custodi e degli ufficiali. Della Cesta era rimasta in piedi la sola quattrocentesca torre pentagonale, restaura dal Moraldi. La seconda torre, come si presenta oggi, è il risultato di uno dei diversi 'rifacimenti' progettati dallo Zani dal 1925 al 1935. Si tratta, in questo caso della ricostruzione di un fortilizio medievale, con spalti, camminamenti, bertesche, passaggi, alloggiamenti e corpo di guardia; ovvero di un monumento moderno in stile antico che, infine, diverrà il museo delle armi. (Fonte: Repubblica di San Marino l'architettura - Manufatti o immobili con valore di monumento - Leo Marino Morganti - Fondazione CARISP San Marino - 2007)
Il Montale o Terza Torre ha pianta pentagonale. Negli Statuti e nei documenti d'archivio viene denominata Palatia Montalis. Fu in efficienza fino al secolo sedicesimo. Infatti, poiché esercitava molta importanza nelle lotte contro i Malatesta, una volta distrutto il Castello di Fiorentino tenuto da quella Casata, fu abbandonato. Di due restauri (1743 e 1817) viene tramandata memoria nelle iscrizioni incise sulle pietre della Torre. L'interno contiene un locale sotterraneo, ricordato nel tempo con il nome di 'fondo della Torre', cui si accede solamente dall'alto e sopra il quale sono ricavate due stanze sovrapposte separate da un assito di quercia, di cui, all'atto dell'ultimo restauro, furono trovati gli avanzi e le chiodature. Più in alto si leva, a livello delle caditoie e della torretta campanaria, un terzo piano, coperto dal tetto sormontato da una penna di ferro. La Terza Torre fu restaurata, su progetto dell'Ing. Zani, nell'estate del 1935, allorquando venne elevata la linea di gronda e realizzato un camminamento sorretto da beccatelli e protetto da merli guelfi. Il manufatto, a differenza delle altre due Torri, trasformate in veri e propri fortilizi, ha carattere di Torre isolata, è ubicata sul lato sud-est del crinale del Monte Titano ed è completamente circondata da una folta vegetazione, prevalentemente autoctona. Dal Montale si dominano a trecentossessanta gradi, come del resto da tutto il crinale del Monte Titano, pianura, colline e montagne dall'Adriatico all'Appennino. (Fonte: Repubblica di San Marino l'architettura - Manufatti o immobili con valore di monumento - Leo Marino Morganti - Fondazione CARISP San Marino - 2007)
Ara dei Volontari. Nel 1927 l'ingegnere Gino Zani realizza il monumento in memoria dei volontari Sammarinesi che presero parte ai movimenti insurrezionali e alle guerre per l'indipendenza d'Italia. L'Ara fu costruita da maestranze sammarinesi, guidate dal capomastro Marcello Reffi; Il direttore dei lavori fu l'ingegnere Antonio Cavallari, capo dell'Ufficio Tecnico Governativo. Posto di fronte a Palazzo Begni, allora sede del Collegio Belluzzi il monumento si trova fra due scale simmetriche che salgono, l'una alla Torre delle Milizie, l'altra al Giardino dei Liburni, per congiungersi, tramite una terza rampa ed una gradonata più ampia, all'ingresso delle grandi arcate sottostanti all'attuale Via Eugippo, che avrebbero dovuto contenere alcuni locali, oggi pressoché inutilizzati e, purtroppo, ancora allo stato grezzo, destinati al Museo del Risorgimento Italiano. Il fulcro del monumento è la cappella al piano primo, alta circa quattro metri, con struttura a gradoni litici, portali a tutto sesto, balcone in aggetto su contrada Omerelli, chiusa da due cancelli di ferro battuto, sormontata da un obelisco alto nove metri, alla cui base è lo stemma della Repubblica scolpito da Romeo Balsimelli. Sul muro dirimpetto alla cella sono, invece, le lapidi con i nomi dei caduti. L'opera, tutta in pietra, poté essere realizzata grazie al materiale estratto dalla cava, oggi dedicata ai Balestrieri, che si trovava negli orti ai piedi del Palazzo Pubblico. La necessita di dare un'adeguata sistemazione al terreno che fa da sfondo all'Ara, fornirà, poi, allo Zani l'occasione di elaborare un progetto complessivo per un'area assai piu ampia: un vero e proprio piano regolatore (1931). (Fonte: Repubblica di San Marino l'architettura - Manufatti o immobili con valore di monumento - Leo Marino Morganti - Fondazione CARISP San Marino - 2007)
Teatro Titano. Fino alla fine del XVIII secolo la Città non è dotata di un teatro vero e proprio, infatti dal XVI secolo, veniva usata, a tale scopo, una sala del Palazzo Pubblico. Nel 1772 il Consiglio Principe delibera la costruzione di un teatro in prossimità del Torrione di Porta Nova; nella mappa di Città del Catasto Pellacchi, terminata intorno al 1777, ivi figura, infatti il Teatro novo. La vicenda costruttiva del vecchio edificio è assai articolata e si snoda per tutta la fine del XVIII secolo, attraverso il XIX, sino al 1902. L'incarico affidato a Cristoforo Moriconi nel 1773-74, venne sospeso, a causa di un crollo durante il corso dei lavori, ed assegnato nel 1779, dopo varie circostanze, all'architetto Tosi; sembra, tuttavia, che, anche in questo caso, la fabbrica risentisse di un intervento di non elevata qualità, tanto è vero che, già nel 1837, si utilizzarono alcuni disegni di un progetto del sammarinese Antonio Reffi, per ricostruirne, almeno, la copertura. Nel 1846 il teatro venne abbellito con il sipario del Tonnini, oggi restaurato, e, nel 1894, con altri decori, operati dagli stessi artisti che, nel contempo, lavoravano per il Palazzo Pubblico. Infine, nel 1902 venne affidato all'ingegnere Fonzi l'incarico di provvedere all'ampliamento dell'immobile con l'aggiunta dell'atrio e di una sala per il ridotto; tuttavia tali lavori non furono del tutto portati a termine. In simili condizioni nel 1936 Zani diede inizio al progetto di restauro e sopraelevazione della struttura che terminò nel 1941 e che, pur conservandone alcuni elementi, modificò non poco il vecchio teatro ottocentesco. L'edificio di Zani, chiuso nel 1981, venne riaperto il 31 marzo 1986, dopo i restauri, portati a termine su progetto dell'ingegnere Rossini; l'uso che se ne era fatto sino allora non si era limitato alle funzioni che gli erano proprie, ma era stato rivolto anche ad altre attività quali veglioni, manifestazioni sportive, proiezione di film, che contribuirono non poco al deterioramento dell'immobile. Ascendendo la ricostruita Murata Nuova, attraverso i terrazzamenti del portico di Sant'Agata e del viale Donna Felicissima, sino all'arco della Fratta, non v'è soluzione di continuità nel percorso che si snoda dallo Stradone all'ex Ospedale della Misericordia, ed il Teatro Titano diviene parte inscindibile di tale "risalita ante litteram". Le forme dell'edificio, definite, all'interno, da un'impostazione funzionale e moderna dello spazio, esternamente, risentono, invece, del linguaggio eclettico-ottocentesco, scelto da Zani per San Marino. Si tratta di una compenetrazione di concetti moderni con elementi stilistici antichi, peraltro già presenti, in parte, nel vecchio fabbricato. Si accede al teatro, che può accogliere circa trecentocinquanta spettatori, tramite ingresso composto da biglietteria, atrio, guardaroba e servizi. Un disimpegno, cui si arriva anche dalle scale del ridotto principale aperto sullo Stradone, raccorda gli accessi alla platea. Al piano terzo si trovano l'altro ridotto ed il loggione che si affaccia sui due ordini di palchi sottostanti e sulla platea. Al primo piano è il palco reggenziale con dietro i salottini e la saletta per i ricevimenti. Il palcoscenico occupa circa un terzo dell'intero edificio in pianta; i camerini sono localizzati sia al piano ammezzato, adiaceni all'orchestra, che al piano secondo, sopra il Baluardo di Portanova. Fa da sfondo al palcoscenico l'arco a tutto sesto nel punto in cui era la porta di accesso alle originarie mura medievali, porta che Zani riaprirà sul fianco del Teatro medesimo, nel ricostruire la cortina merlata. Numerose le vie di fuga ed i raccordi con l'esterno di cui è provvisto l'immobile, in particolare va segnalata la torretta, che, sviluppandosi verticalmente, funge, non solamente da arco d'ingresso alla piazza del Giuramento, ma diviene punto di collegamento che consente di raggiungere i terrazzamenti sovrastanti, che immettono nella parte alta del paese (un altro accesso dal teatro al terrazzo della cripta di Sant'Agata si immette direttamente sul camminamento delle mura). (Fonte: Repubblica di San Marino l'architettura - Manufatti o immobili con valore di monumento - Leo Marino Morganti - Fondazione CARISP San Marino - 2007)
I.P.O.I.S. oggi sede dell'Ambasciata d'Italia. Il 30 settembre 1926 si istituì in San Marino l'opera pia denominata 'Istituto per la protezione degli Orfani e dell'Infanzia Sammarinese', sorta grazie al generoso contributo di cittadini ed amici della Repubblica (la prima donazione di £ 40.000 fu del conte Angelo Manzoni Borghesi), agli stanziamenti pubblici e al ricavato della cessione di casa Fattori, prima sede dell'Istituto. Gli scopi precipui del nuovo Ente erano: raccogliere, educare, istruire, tutelare e avviare a un'arte o mestiere gli orfani sammarinesi di entrambi i sessi, minorenni e bisognosi nonché svolgere ogni più opportuna attività per la protezione dell'infanzia. "L'istituzione ha da poco tempo iniziato il regolare funzionamento trasportandosi nel nuovo e più arioso fabbricato. ( ... ) Il palazzo dell'I.P.O.I.S. (Istituto Protezione Orfani Sammarinesi) sorge sulla nuova piazza Melchiorre Delfico di fianco al monumento dell'illustre storico della Repubblica. Contiene l'orfanotrofio femminile, l'asilo infantile, una scuola di lavoro per fanciulle. L'interno è costruito secondo le esigenze moderne, e comprende ampie aule, ampi dormitori ben illuminati, chiari, allegri, con tutti i servizi" (Rasi. 1937). Questa la sintesi relativa alla costruzione dell'imponente edificio che aveva come precipuo obiettivo la protezione dell'infanzia ma che nel contempo doveva rispondere ai canoni edilizi ed architettonici richiesti dal nuovo piano regolatore esterno della Città di San Marino. La relazione del progettista è a tale proposito assai esplicita: "Non per smania di erigere opere di lusso - affermava infatti Zani nel 1933 -, ma solo per mantenersi all'altezza dei nuovi tempi, sarà necessario che il prospetto dell'I.P.O.I.S. fronteggiante la nuova piazza sia decoroso". Zani anche in questo caso è quindi impegnato a fornire il massimo decoro ad un'opera pubblica di elevato valore morale. In particolare due prospetti principali dell'edificio sono risolti utilizzando completamenti e rifiniture decisamente ricchi come lo scalone di accesso, la serie di aperture, i cantonali, i basamenti, i balconi, gli aggetti, le mensole, le lesene, i timpani, le cornici, gli architravi, gli archi, le balaustre e gli stipiti in pietra. (Fonte: Repubblica di San Marino l'architettura - Manufatti o immobili con valore di monumento - Leo Marino Morganti - Fondazione CARISP San Marino - 2007)
Ospedale della Misericordia oggi sede della Scuola Secondaria Superiore. Il Palazzo che oggi ospita la Scuola Secondaria Superiore è, prevalentemente, frutto di rifacimenti ed ampliamenti operati, nel 1882 e nel 1941, su immobili di proprietà della famiglia Giangi, che, già, il Pelacchi, nel 1776, aveva descritto come Casa Arativo frascato, ed Orto con cortile murato con altra Casa, Ivi, nel 1870, veniva trasferito l'Ospedale degli Infermi, fondato nel settembre del 1855 ad opera della Congregazione della Misericordia, emanazione dell'antica Confraternita omonima. Della necessità di aprire un Ospedale per i Poveri ed Esposti nella Città di San Marino se ne parlava già verso la fine del XVIII secolo e, ripetutamente, anche durante la prima metà del XIX secolo, sino a quando, nel 1847, il Consiglio Principe delibera di utilizzare parte del Palazzo Valloni a tale scopo. Gli ampliamenti, eseguiti nel 1882 e nel 1883, delle case di Francesco Guidi Giangi consentirono l'esercizio delle funzioni ospedaliere e di Ricovero Cronici sino al 1941, quando furono terminati i Lavori previsti dal primo progetto Zani, approvato dal Consiglio Principe il 18 marzo 1936, sulla base del quale vennero ristrutturati ed ampliati radicalmente i preesistenti edifici. L'Ospedale, progettato da Zani nel 1935, inaugurato nel 1941, cui si è aggiunto il corpo di fabbrica disegnato, sempre da Zani, nel 1943 e realizzato dopo la guerra, ha mantenuto il suo aspetto esteriore sino ad oggi, mentre all'interno, nel 1985, ha subito i necessari adeguamenti, su progetto dell'ingegnere Rossini, al fine di accogliere la Scuola Secondaria Superiore. La costruzione, molto articolata, sfrutta le diverse quote di accesso, tipiche di un luogo scosceso come San Marino; le preesistenze ed il carattere dei nuovi corpi aggiunti seguono una rigorosa funzionalità, con un linguaggio schiettamente moderno, ad eccezione, forse, dell'ampliamento eseguito nel dopoguerra. Inserito nella città antica, fra la seconda cinta di mura ed il complesso medievale francescano, l'edificio, costruito al fine di rispondere a funzioni socio-sanitarie, si integra con attenzione nel contesto urbano tenendo conto, altresì, della nuova espansione extra muros, avviata con l'apertura del viale dedicato a Donna Felicissima, fra piazzetta Garibaldi, realizzata nella seconda metà dell'ottocento, e l'arco dell'Ospedale, dove avrebbero dovuto sorgere, secondo il piano regolatore esterno del 1936 mai completato, le nuove scuole superiori ed il nuovo mercato con portici e strutture coperte. Con lo spostamento della struttura ospedaliera a Cailungo, nei primi anni ottanta del secolo XX, la nuova destinazione scelta per l'edificio fu determinata dalla centralità che la scuola superiore avrebbe dovuto avere per la formazione professionale e civile della gioventù sammarinese e dal beneficio che quest'ultima avrebbe ricevuto dalla connessione con la società e l'ambiente del centro storico, politico e culturale di San Marino. Il progetto di restauro e di riorganizzazione funzionale di Rossini, realizzato negli anni 1981-1985, si fonda su questo assunto e si pone come fini la complementarietà dei vari indirizzi scolastici (l .T. l. liceo classico, linguistico, scientifico), la continuità spaziale e La pari dignità di aule, laboratori e spazi connettivi e collettivi (atrio, corridoi, biblioteca, bar, mensa), interni ed esterni, confluenti nel tessuto urbano tradizionale di San Marino. La ricerca della maggior compatibilità possibile dell'esistente con La nuova distribuzione, consentita anche dalla straordinaria coincidenza del volume base dell'aula con La somma di due camere di degenza, ha favorito il mantenimento, quasi completo, della struttura progettata da Zani, assieme all'articolazione della nuova, anch'essa relazionata alle diverse quote e alla molteplicità degli ingressi. La Cappella di Sant'Anna, oggi sconsacrata, fa parte dell'ex complesso ospedaliero. La facciata è composta da un rivestimento in pietra che fa da cornice a un paramento in mattoni i cui archi concentrici sottolineano l'ingresso; un timpano in pietra, come La croce che lo sormonta, chiude la composizione classicheggiante. "La piccola cappella, di carattere modernissimo, ma senza esagerazioni novecentistiche, è in gran parte rivestita di pregevoli marmi dai colori ben intonati. Anche l'altare, sormontato da un'altra croce, è in marmo, ed ha gli arredi, appositamente disegnati e costruiti in metallo bianco e cristallo. Le pareti sono decorate in alto con versetti dell'evangelo in lettere bianche rilevate che spiccano sul fondo grigio-azzurro delle coloriture. Le panche sono rivestite in faesite e in linoleum azzurro. Sulle lunette delle quattro porte laterali sono dipinte quattro immagini e cioè San Marino, Sant'Anna, San Giovanni e la Madonna della Misericordia, opere pregevoli del pittore bolognese Armando Baldinelli" (Congregazione di Carità, 1941). (Fonte: Repubblica di San Marino l'architettura - Manufatti o immobili con valore di monumento - Leo Marino Morganti - Fondazione CARISP San Marino - 2007)
La nuova Sede della Cassa Di Risparmio si inserisce nel complesso delle opere di ridefinizione del Centro Storico previste dal piano regolatore interno redatto da Gino Zani nella prima metà del XX secolo. Se l'Ara dei Volontari era stata l'opera inaugurale di quell'insieme di interventi, la Cassa di Risparmio ne sarebbe stata quella conclusiva. La decisione di realizzare la nuova sede della Cassa di Risparmio, ospitata dal 1882 in casa Fattori presso la Porta del Paese e dal 1884 in palazzo Maggio-Staccoli, risale al 1936, ma la realizzazione del progetto venne sospesa dal 1943 al 1950 a causa delle vicende belliche e fu terminata nel 1963. Negli anni 1939-43 era stato realizzato solamente il corpo centrale esattamente in luogo della storica casa di Onofrio Fattori, il corpo avanzato prospiciente la piazza del Titano fu, invece, completato negli anni 1963-64 ed andò ad occupare le proprietà Morganti (casa e bar 'Centrale') e la casa Bigi espropriate già nel 1940. Recentemente è stato eseguito un adeguamento degli Uffici e della Galleria su progetto dell'architetto G.F. Valentini, in particolare sono state realizzate nuove vetrate poligonali a sbalzo che, oltre a consentire una maggiore penetrazione della luce naturale, contribuiscono ad alleggerire l'imponenza dei due fianchi del corpo avanzato sulla piazzetta del Titano migliorandone il collegamento visivo con l'esterno. Secondo il disegno 'Zani' relativo agli interventi sul Centro Storico la Cassa doveva diventare il punto di snodo della Città Antica. Essa si collocava infatti fra la piazzetta Titano e gli orti Fattori, laddove si incontravano la nuova strada verso il palazzo degli Uffici ed il Cantone, la contrada del Collegio, la via Carducci (contrada Omerelli) e la strada di collegamento con la porta San Francesco che anche grazie allo "spostamento del baricentro della città verso la stazione ferroviaria, (era) la porta di gran lunga più importante per l'accesso all'interno delle mura" (Rossini, 1985). Tali trasformazioni mutarono completamente la funzione e le caratteristiche di questa porzione del Paese. "La nuova strada infatti si inseriva proprio nell'unico angolo raccolto fra le case (Morganti-Bigi, n.d.r.), privo di strade, dove si accostavano i due caffè, del Titano e di Giovannini ('Centrale', n.d.r.), e la soluzione definitiva del prospetto e della Galleria della Cassa di risparmio ne asportava anche l'intera parete. l nuovi giardini, d'altra parte, che sostituivano la vecchia intimità degli orti privati, inquadrati solo da muri chiusi, senza possibilità di iniziative commerciali e di ristoro, non avrebbero acquistato mai quella funzione di incontro e di riposo che forse avevano nelle intenzioni" (Rossini,1985). La Banca si apre sulla piazzetta Titano con tre archi a tutto sesto: i due laterali immettono rispettivamente in contrada Omerelli ed in via Eugippo, mentre da quello centrale si entra nella galleria del Titano attraverso la quale si accede al bar, agli uffici e al retrostante giardino dei liburni. L'edificio è costituito da un corpo principale di cui, appunto, fanno parte uffici, Galleria con il bar e portico su contrada Omerelli, ed al quale si affianca a monte, al di là della via Eugippo, il blocco laterale che ospita, lungo la strada, attività commerciali e, sopra, altri uffici direzionali, ivi compreso il caveau della Banca. I fianchi della Galleria sono caratterizzati anch'essi dagli archi a tutto sesto del portico su contrada Omerelli il quale si presenta come una galleria inferiore che collega l'inizio della contrada con i terrazzamenti del giardino dei Liburni. Questa parte del complesso funzionò egregiamente per diversi anni da mercato coperto per la Città, ivi si trovavano negozi di prima necessità fra cui uno di scarpe, il fruttivendolo e perfino l'armaiolo (Alfonso Balsimelli inventore del dispositivo di estrazione automatica con cui la 'Franchi', ditta che ne acquisì il brevetto, fece una buona dose di fortuna). Il tutto realizzato con un paramento in robusti conci di pietra del Titano rigorosamente squadrati e bocciardati che contribuiscono a conferire all'edificio quell'aspetto serio e monumentale che caratterizza spesso simili tipologie pure se ottimamente integrate nella città come la nostra Cassa di Risparmio. "Anche in questo caso - scrive Zucconi nel 1992 - siamo perciò di fronte ad un organismo di carattere spiccatamente urbano: una struttura passante, organizzata attorno ad una galleria commercile e secondo uno schema che sfrutta sapientemente il dislivello del terreno. (...) Sul piano espressivo, il progetto si colloca, a detta dello stesso Zani, 'tra i due estremi stilistici dell'architettura medievale e di quella ultramodema'. ( ... ) Sotto una marcata linea di coronamento, le lisce superfici dei fronti appaiono intercalate da logge e da archi a tutto sesto, molto chiaroscurati che aumentano l'effetto un po' surreale della composizione". (Fonte: Repubblica di San Marino l'architettura - Manufatti o immobili con valore di monumento - Leo Marino Morganti - Fondazione CARISP San Marino - 2007)